Se ne fa un gran parlare. C’è gran bisogno di competenze STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica) ma le imprese fanno una tremenda fatica a trovare figure esperte in queste materie che si rivelano sempre più importanti per gestire le transizioni ambientale, digitale e demografica, nonché per sostenere i processi di innovazione e la competitività economica.
A fornirci un quadro della situazione sul tema ci ha pensato Deloitte con il suo “STEM Observatory 2024″. Il primo dato che emerge, poco incoraggiante, è che solo il 26,6% degli studenti europei intraprende percorsi STEM. Le motivazioni sono da riferirsi alla percezione di queste discipline come particolarmente ostiche.
La scelta verso queste materie è spesso il risultato di un “ecosistema informativo” composto da famiglia, docenti, amici che svolgono un ruolo cruciale nell’orientamento verso queste discipline.
Elemento estremamente negativo è che tuttora esiste un significato gender gap nella selezione di questa tipologia di percorso formativo. La scarsa presenza delle donne è figlia di discriminazioni difficili da estirpare che incidono inevitabilmente sulla progressione di carriera e sui livelli di trattamento economico.
Se esiste poca offerta STEM (più della metà delle aziende interpellate da Deloitte ha segnalato difficoltà nel reperire queste professionalità), la domanda invece è in forte crescita. Ne è prova il fatto che le aziende chiedano a gran voce di attivare collaborazioni con istituzioni educative e strategie di reskilling e upskilling per attrarre talenti.
Un fattore che, peraltro, mette in ulteriore crisi l’inserimento di profili STEM nel sistema delle imprese è la forte propensione di questi professionisti a spostarsi all’estero, viste le condizioni decisamente più vantaggiose che vengono offerte loro in termini di carriera e riconoscimento economico.
Un problema da affrontare assolutamente. Proprio in ragione del fatto che i giovani che escono da un percorso formativo “tecnologico” mostrano, secondo l’indagine Deloitte, una maggiore propensione alla formazione continua e informale, decisiva per adattarsi ai cambiamenti tecnologici e di mercato che, sempre di più, coinvolgeranno anche le aziende del nostro Paese.
Dotarsi oggi di figure STEM in grado di imparare costantemente significa poter cogliere le opportunità enormi messe a disposizione dall’Intelligenza Artificiale e dalle altre tecnologie emergenti, tecnologie che stanno rivoluzionando il modo di stare sul mercato delle imprese.
Secondo Deloitte, tuttavia, questo non è sufficiente. Le skill STEM avranno la necessità di ibridarsi sempre di più con discipline umanistiche in una logica multidisciplinare che sarà essenziale per affrontare la complessità delle sfide future.
Per questo gli analisti chiudono il loro ragionamento con una sorta di appello all’impegno che metta insieme istituzioni, aziende e università affinché superino le barriere e valorizzino le competenze STEM, promuovendo un’educazione multidisciplinare, continua e inclusiva.