Sempre più aziende – dalle startup ai grandi gruppi – stanno scoprendo i vantaggi di una finanza più aperta, integrata e intelligente. Questo trend si sintetizza in una parola: open banking. In sintesi si tratta di un sistema che consente di condividere i propri dati bancari con terze parti autorizzate, attraverso API sicure e regolamentate. Tradotto in pratica: le aziende non devono più affidarsi solo alla propria banca per gestire movimenti, analisi o pagamenti. Possono farlo in modo automatizzato, veloce, con strumenti su misura.

Le conseguenze? In primo luogo un netto miglioramento della visione finanziaria complessiva. Con l’open banking, infatti, le aziende possono aggregare i conti correnti di più banche in un’unica piattaforma, con una visione completa e aggiornata in tempo reale. Questo consente un migliore controllo della liquidità, riducendo il rischio di errore e migliorando, di conseguenza, la qualità delle decisioni.
Analisi predittive, categorizzazione automatica delle spese, avvisi smart: grazie ai tool collegati via open banking, è possibile, inoltre, monitorare e pianificare i flussi di cassa con grande precisione, anticipando possibili squilibri o opportunità.
Un impatto molto positivo è poi che le aziende, grazie all’open banking, possono offrire migliori esperienze ai propri clienti mettendo a disposizione molteplici metodi di pagamento, spesso più smart.
L’open banking è già realtà. Non è una moda, ma un’evoluzione naturale della finanza d’impresa. Per le aziende significa risparmio di tempo, risorse, e una gestione più intelligente e strategica del denaro.
La possibilità poi di contare su una piattaforma come BICTA per la riconciliazione automatica dei pagamenti che integra immediatamente le app di pagamento di terze parti è la ciliegina sulla torta. Le organizzazioni non devono preoccuparsi di integrare, di volta in volta, tutti i nuovi service payment. Ci pensa BICTA, consentendo così alle imprese di ampliare le opportunità di pagamento messe a disposizione dei clienti. Un bel servizio, non c’è che dire!