In un contesto economico sempre più complesso e interconnesso, la governance finanziaria rappresenta uno dei pilastri fondamentali per la sostenibilità e la resilienza di imprese ed enti. Per governance finanziaria si intende l’insieme di regole, processi e strutture finalizzati a indirizzare e controllare la gestione finanziaria in coerenza con gli obiettivi strategici, la normativa di riferimento e i principi di accountability.

In questo scenario, il ruolo del consulente finanziario assume una rilevanza strategica. Ma come individuare il professionista giusto, in grado di accompagnare l’organizzazione o il cliente privato lungo un percorso di pianificazione, controllo e ottimizzazione delle risorse economiche?
Ti suggeriamo una guida che potrebbe aiutarti nella selezione.
1. Definizione del fabbisogno consulenziale. La prima fase, spesso sottovalutata, consiste nell’analisi interna del fabbisogno:
- Si tratta di una consulenza operativa o strategica?
- Riguarda il controllo di gestione, il risk management, la pianificazione fiscale, la gestione patrimoniale, il fund raising o la finanza ESG?
- Qual è il livello di maturità finanziaria dell’organizzazione o del cliente?
Solo una corretta definizione del perimetro di intervento consente di attivare la ricerca del professionista più adatto.
2. Valutazione delle competenze: l’esperienza conta
Nel panorama dei consulenti finanziari esistono numerosi profili professionali, è sempre consigliabile verificare esperienze pregresse, settori di competenza, casi seguiti, tipo di clientela (privati HNWI, PMI, enti pubblici, startup). Un consulente tecnicamente preparato deve dimostrare non solo conoscenza della materia, ma anche capacità di applicazione in contesti reali.
3. Capacità di integrazione con i sistemi di controllo
Un buon consulente finanziario deve sapersi integrare nel sistema di governance esistente, contribuendo a:
- definire KPI finanziari e modelli di reporting coerenti con gli obiettivi di business;
- progettare o ottimizzare i processi di budgeting, forecasting e monitoraggio;
- supportare il management nella lettura e interpretazione dei dati economici e patrimoniali;
- implementare strumenti digitali per il controllo e la reportistica (ERP, BI, dashboard custom).
4. Soft skill e fit culturale
Infine, ma non meno importante, è la valutazione della componente relazionale. Il consulente giusto è anche colui che:
- comunica con chiarezza, adattando il linguaggio al livello tecnico del cliente;
- dimostra affidabilità, riservatezza e proattività;
- sa lavorare in team multidisciplinari;
- possiede sensibilità per la cultura aziendale e per le dinamiche organizzative interne.
Il capitale relazionale è spesso il fattore abilitante per una consulenza che generi impatto reale e duraturo.
Affidarsi a un consulente finanziario è una scelta strategica, non tattica. È un investimento a lungo termine in visione, metodo e disciplina. Un consulente valido non si limita a “fare i conti”, ma aiuta a costruire un linguaggio comune tra governance, management e stakeholder finanziari. Per questo, nella selezione è importante adottare un approccio strutturato, multidimensionale, e orientato alla generazione di valore sostenibile.